Stefania Testoni

 

La semplicità è diventata "Signora della vita"

      Che bello ricordare Stefania nell’anniversario del suo matrimonio con Arcangelo 15 anni fa. E lo facciamo ancora in un modo tutto particolare, camminando insieme, come in esodo dal “culto” alla “coltura”.
     Abbiamo cominciato con il culto, pregando Stefania nella Santa Messa celebrata da Padre Donato - che a suo tempo sigillò il matrimonio – e abbiamo continuato con un altro rito, che vorrei chiamare quello della “coltura”; mettendo a dimora un albero, un noce.

      Fra le diverse creature che Dio ha messo sulla terra ci sono le piante e, quindi, gli alberi. Tanti alberi formano un giardino, tanti alberi formano una foresta. Da oggi questo noce farà parte di questo giardino.
      L’albero è una creatura di Dio molto semplice: non si muove, non parla, e molte volte è anche trascurato. Invero, però, è molto importante e utile e sin dall’inizio della storia legato sia al bene che al male.
      Leggiamo nel libro della Genesi: “Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male”.  Nel giardino del Paradiso, quindi, Dio mise due tipi di alberi: l’albero della vita e l’albero della conoscenza. Di questo, però, impose all’uomo il comando di non mangiarne i frutti.
      Una cosa molto strana e spaventosa è che Dio mette nel giardino anche un animale molto furbo, astuto, malizioso, tanto che la sua opera distruttiva si avvertirà in tutta la bibbia. Questo animale è il serpente.

      Ci chiediamo: cosa fa il serpente nel giardino del paradiso? La sua furbizia si vede quando utilizza l’albero della conoscenza del bene e del male per nascondere il segreto della caduta dell’uomo che si allontana da Dio, suo creatore. Nessuno poteva sapere dove satana avesse nascosto il segreto del peccato per distruggere l’uomo. Solo Dio poteva però combatterne l’intelligenza e così redimerci con un altro albero, quello della Croce: “in quo quis peccat in eo punitur”. Dall’albero del male è nato il peccato; dalla Croce è nata la salvezza.

      Vedete? La croce è il più semplice e il più povero degli alberi. Gesù si umiliò fino alla morte sulla croce. Così Dio ci salva, utilizzando le cose semplici. "Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit". La Croce, l’albero della vita eterna.

      L’albero che abbiamo piantato oggi, il noce, è un albero ricco di tradizioni e leggende, anche luciferine. Un albero magico, fatato. Tra i latini era detto “Jovis glans”, ghianda di Giove, perché i frutti erano buoni e nutrienti.
      Nell’antica Grecia, Caria, una ninfa di cui si era innamorato Dioniso, dopo la morte fu trasformata in un albero di noce. Il suo legno fu utilizzato per scolpire le cariatidi, le statue del Partenone. Non a caso il nome greco dell’albero di noce è ‘karidos’, mentre ‘karidia’ sono le noci.
      Nel medioevo intorno al noce di Benevento si svolgeva il sabba, l’incontro e la danza delle streghe.
      Nel processo di cristianizzazione il noce è stato associato ad una persona semplice e povera, Giovanni il Battista; la raccolta delle noci avviene proprio nella notte fra il 23 e il 24 giugno, la notte che anticipa la festa della natività del Battista.
      Alcuni giorni prima, il 21 giugno, è il solstizio d’estate, il sole raggiunge nel cielo il punto più alto e tutta la terra, le piante e le erbe, s’impregnano delle sue vibrazioni luminose e salutari. In seguito, le giornate cominciano ad accorciarsi e siccome il sole inizia il cammino a ritroso il Giovanni Battista festeggiato il 24 giugno viene chiamato “il Giovanni che piange”. A differenza di Giovanni l’Evangelista, che vedendo la sua festa il 27 Dicembre - vicino al solstizio d’inverno, quando il sole riprende il suo cammino in avanti - viene chiamato il “Giovanni che ride”.
       E con le noci raccolte nella notte di San Giovanni la grande “religione della natura” ci dà l’ispirazione per trarne il nocino, un liquore dotato di proprietà benefiche e medicinali, e assegna a questa creatura il ruolo di “Signora delle erbe e della vegetazione”, di “Domina herbarum”.

      Quante immagini abbiamo davanti a noi. Una creatura semplice come questo albero: il suo legno che ci scalda, i suoi frutti che ci nutrono, il suo succo che ci rafforza e ci cura.
      E poi intorno il giardino, forse qualche serpentello tentatore, là in fondo la Madonna, anche Lei segno di umiltà e semplicità, e sull’altare la Croce. Tutte immagini che ci aiutano a capire il senso della vita.
      Stefania, che Dio ha creato bellissima, possiamo paragonarla al giardino del paradiso: nella sua malattia ha visto la tentazione del serpente, ma ha trovato la cura nella Croce.
      Con questo noce Stefania continua a insegnarci che nell’esperienza della vita, della famiglia, della società, del lavoro, della chiesa, qualche volta, ancorché immersi nella bellezza del giardino, tutto può cominciare ad andare a rovescio e si viene sopraffatti dal male che rovina, distrugge. Il male, fisico e morale, non entra all'improvviso; come qualche serpente nascosto qui intorno, è sempre vicino a noi e ci tenta verso l’albero della conoscenza del bene e del male, se vogliamo anche verso l’abuso della nostra libertà. Ma intorno a noi, dentro di noi, possiamo trovare il nutrimento per fare crescere l’albero della vita eterna.

      La vita di Giovanni Battista è finita tragicamente e non poteva far nulla per salvarsi. E’ stato ucciso per l’invidia nella sua gioventù di ventenne, ma ha predicato la giustizia e l'amore per il suo Messia, Gesù Cristo.
      Stefania era semplice e la sua vita, come quella di Giovanni Battista, è finita tragicamente con grande sofferenza davanti a una malattia incurabile. Anche lei ha compiuto grandissime cose nella carità. E' stata una persona che ha dato un grandissimo esempio di lavoro, d’impegno, di donazione, di semplicità.

      Con l’albero, nella semplicità, ricordiamo il mistero salvifico della croce di Gesù Cristo. Con l’albero del noce ricordiamo la semplicità di San Giovanni Battista. Con questo noce piantato oggi, ricordiamo con tutto il cuore Stefania, che nella semplicità ha vissuto il mistero salvifico della Croce. Semplice da comprendere, se lo vogliamo!

     “Karidos e Karidia": una creatura semplice è diventata "Domina herbarum". La semplicità è diventata "Signora della vita".

 

Abate Alcuin Nyierenda OSB, meditazione in occasione della messa a dimora del noce in ricordo di Stefania, nel 15° anniversario di matrimonio. Palesio, 21 Luglio 2013