Nisi granum frumenti cadens in terram mortum fuerit, ipsum solum manet
si autem mortuum fuerit, multum fructum affert (Gv 12,24)
In questo incontro organizzato da Arcangelo in onore della sua amata moglie Stefania, vogliamo far entrare in profondità
dentro di noi questa espressione schietta e decisa di Gesù,
nella misura in cui si pone all'opposto della concezione comune e immediata:
"Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Gv 12, 24).
Non so perché Arcangelo ha scelto questa frase. Forse spiega il significato della vita vissuta e compiuta da Stefania.
Comunque sia il significato, questo brano si riferisce per prima agli ultimi tempi della vita di Gesù, quando si è presentato come Messia e non è stato ascoltato.
Umanamente la sua vita, è un fallimento. La frase del Vangelo è la spiegazione profonda di questo fallimento che diventa vittoria, diventa piena realizzazione.
"Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto".
Gli Ebrei sognavano un Messia guerriero, vittorioso, che avrebbe sconfitto i Romani. Invece viene un Messia umile,
non violento, che parla di conversione del cuore e accetta di essere flagellato e condannato al supplizio della Croce.
La morte di Gesù è il seme della vita nuova, della vita eterna. Siamo stati tutti salvati dalla sua Croce, accettata come volontà del Padre!
Attraverso la Croce, Gesù ha redento gli uomini. La nostra fede è nella Croce di Cristo: solo la via della Croce ci conduce al Padre che sta nei cieli.
L'ha percorsa Gesù per primo, anche noi siamo chiamati a percorrerla.
Cos'è la Croce per noi?
E' il senso autentico del perché viviamo. Che senso ha infatti la vita se non fare la volontà di Dio? Questo costa sacrificio, rinunzia, lotta contro le nostre passioni.
Ma sappiamo che solo seguendo questa via noi realizziamo noi stessi.
E' difficile oggi fare un discorso come questo. La mentalità del benessere come un diritto dell'uomo, del consumismo, della vita concepita come divertimento, è radicalmente contraria
alla mentalità evangelica. Il mondo moderno tende a dispensare l'uomo da ogni fatica, da ogni sacrificio, da ogni rinunzia e sofferenza.
Se il sacrificio è la condizione irrinunziabile per conseguire qualsiasi risultato umano (nel matrimonio, nel lavoro, nello studio), tanto più esso vale per seguire la via del Vangelo.
Come reagisco e come mi comporto nei momenti difficili della mia vita, nelle sofferenze, nelle croci, nella solitudine, nel buio della fede, nei fallimenti?
Riesco a farmi forza, a unirmi a Cristo, a dare valore a tutto ciò che vivo, a coltivare la speranza della salvezza del Signore, a santificare tutto questo e
a portare, con il Signore, molto frutto? Resto sempre preoccupato di me, dei miei problemi, delle mie cose; resto chiuso nel mio egoismo oppure ho imparato a vivere la vita per gli altri,
come dono, come amore, come servizio? In un certo senso questo è "perderla", la vita, ma è l'unico modo per guadagnarla, per viverla, per darle pieno valore umano e cristiano sulla terra
e pienezza nell'eternità di Dio!
L'immagine del chicco getta una luce grande prima di tutto sulla vicenda personale di Gesù e poi anche su quella di tutti i suoi seguaci.
Il chicco di grano è innanzitutto Lui stesso, Gesù. Come il chicco di grano Egli è caduto in terra, nella sua passione e morte, ma è rispuntato e ha portato, con la sua risurrezione,
i frutti abbondanti della salvezza. Ma la storia del piccolo chicco di grano aiuta anche noi a capire noi stessi e il senso della nostra esistenza, a lottare contro il male
e l'egoismo, a spenderci per vivere la vita come amore, a confidare nella bontà di Dio che rende molto fruttuosa la sofferenza, proprio nel momento in cui abbiamo l'impressione
di non poter far più nulla, perché malati o impossibilitati.
E' significativa a questo proposito la testimonianza di Stefania, la professoressa dell’università veterinaria di Padova
che amava molto andare in Africa a fare la missionaria con suo marito Arcangelo, la Simona, Massimo e Guido ecc.
Là spendeva tempo, energia, e le sue sostanze e la sua stessa vita per i poveri e con i poveri. E' stata una persona che ha dato un grandissimo esempio di lavoro,
di impegno, di donazione e semplicità.
Eppure al termine della vita, stroncata dal male a 47 anni, sul letto di morte forse si confidava così.......: "Nella mia vita ho lavorato tanto
in senso organizzativo, ho pregato e, perché si pregasse di più, ho fatto il servizio che dovevo fare. Ma adesso il Signore mi chiede la cosa più alta, la sofferenza.
Sì, l'atto più alto dell'amore che Gesù mi ha manifestato è l'avermi posto nella sofferenza, dandomi anche la possibilità di abbandonarmi a lui, con fiducia, con serenità, con amore.
Gesù mi fa vivere l'esperienza più bella della mia vita, facendomi capire che non è sufficiente lavorare per il Regno di Dio; non è sufficiente pregare; più importante è accettare con umiltà
e disponibilità il dolore come e quanto Dio lo permette. Questa è una grande esperienza per me, perché solo nella sofferenza possiamo realizzare la comprensione dell'amore di Dio”.
Ecco, “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Abate Alcuin Nyierenda OSB, dalla meditazione durante la "festa del pane", Palesio, 15 Dicembre 2012